Eduardo De Crescenzo è un personaggio dai tratti comunicativi inconsueti. Arriva ai suoi concerti sbucando quasi dal nulla, avvolto da un alone di mistero che si protrae nota dopo nota, quasi un rituale al servizio delle emozioni e della musica.
Le sue apparizioni televisive sono rarissime, le sue interviste centellinate, persino la cannibalizzazione mediatica di “Ancora”, alimentata quotidianamente, si consuma in sua assenza. I suoi sono appuntamenti non cadenzati, a volte inaspettati. A ogni rientro però un pubblico di nuova generazione si mescola ai fedelissimi di sempre. La sua assenza fisica dalle scene sembra aumentare la trepida attesa del suo rientro, ogni volta più suggestivo, protetto da uno scudo di rispetto e di credito che non subisce scadenze. Difficile capire da dove passi la forza mediatica e comunicativa che lo lega al suo pubblico. A volte, trovandosi immersi nella folla dei suoi concerti, sembra quasi che ci sia stato un appuntamento segreto! Chi ha vissuto l’esperienza di ascoltare un suo concerto sa quanto può essere difficile spiegare “qualcosa” che Eduardo ci rimanda con tanta disinvolta eleganza. “Qualcosa” di magico che lo porta ad attraversare i tempi e le mode, a superare le consuete divisioni generazionali, le barriere culturali. “Qualcosa” che sfugge al normale controllo del prodotto commerciale. Forse è proprio qui la risposta: Eduardo non è un prodotto, è un artista, semplicemente.